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.""E che meritano di essere amati come Valentina ha amato il signor499Noirtier" disse la signora Villefort."D'altra parte, essiverranno a Parigi fra un mese al più, e Valentina sarà dispensatadal seppellirsi come ha fatto fin qui presso il signor Noirtier."Il conte ascoltava con compiacenza la voce discordante di questiamor propri feriti, e di questi interessi falliti."Ma mi sembra" disse, dopo un momento di silenzio, "e vi chiedoprima perdono di ciò che sto per dirvi, mi sembra che se il signorNoirtier disereda la signorina Villefort, colpevole di volersimaritare con un giovane di cui detesta il padre, non abbia lostesso da rimproverare a questo caro Edoardo.""Non è vero?" gridò la signora Villefort con una intonazioneimpossibile a descriversi."Non è questa una odiosa ingiustizia?Questo povero Edoardo è nipote del signor Noirtier come Valentina,e tuttavia se Valentina non avesse dovuto sposare il signor Franz,il signor Noirtier le lasciava tutti i suoi beni, e in più Edoardoporta il nome della famiglia, e ciò non impedirebbe, quando ancheValentina venisse diseredata dal nonno, che lei fosse sempre trevolte più ricca di lui."Lanciato questo colpo, il conte ascoltò, ma non parlò più."Basta" riprese Villefort, "basta, signor conte, cessiamo, viprego, d'intrattenerci su queste miserie di famiglia.Sì, èvero, la mia fortuna andrà ad ingrossare le rendite dei poveri,che oggi sono i veri ricchi, sì, mio padre mi avrà privato di unalegittima speranza e senza una ragione, ma io avrò operato da uomodi sentimento, da uomo di cuore.Il signor d'Epinay al quale avevopromesso la rendita di questa somma, la riceverà, dovessi impormile più crudeli privazioni.""Però" riprese la signora Villefort, ritornando alla sola idea chetorturava senza posa il suo cuore, "sarebbe forse stato meglio ilconfidare questa disavventura al signor d'Epinay, e ch'egli stessoritirasse la sua parola.""Oh, questa sarebbe una gran disgrazia!" gridò Villefort."Una gran disgrazia?" ripeté Montecristo."Senza dubbio" riprese Villefort raddolcendosi: "un matrimoniofallito, anche per causa d'interesse, è sempre sfavorevole per unaragazza: poi le vecchie voci ch'io volevo estinguere,riprenderebbero consistenza.No, il signor d'Epinay, se è unonest'uomo, si sentirà ancor più impegnato dopo che Valentina èstata diseredata, altrimenti agirebbe per cupidigia.E questo èimpossibile.""Io la penso come il signor Villefort" disse Montecristo, fissandolo sguardo sopra la signora Villefort."E se fossi nel numero deisuoi amici per permettermi di dargli un consiglio, lo inviterei(poiché il signor d'Epinay sarà in breve di ritorno per quantoalmeno mi è stato detto) ad annodare l'affare così strettamente,che non si possa più sciogliere impegnerei una partita, la cuiriuscita sarebbe del tutto onorevole per il signor Villefort."Quest'ultimo si alzò, trasportato da una gioia visibile, mentresua moglie impallidiva leggermente."Bene" diss'egli, "ecco ciò che mi aspettavo da voi, ed io terròconto dell'opinione di un consigliere come siete voi!" dissestendendo la mano a Montecristo."Per cui dunque, tutticonsiderino quel che oggi è accaduto come non avvenuto, nulla ècambiato nei miei progetti."500"Signore" disse il conte, "il mondo, per quanto sia ingiusto, visarà grato della vostra decisione: i vostri amici ne sarannoorgogliosi, ed il signor d'Epinay, dovesse anche sposare lasignorina Valentina senza dote, ciò che non potrà essere, saràsuperbo di potere entrare in una famiglia dove si sa innalzarsiall'altezza di simili rinunzie per mantenere la parola data."Dicendo queste parole il conte s'era alzato e si disponeva apartire."Voi ci lasciate, signor conte?" disse la signora Villefort."Vi sono costretto, signora, io venivo soltanto a rammentarvi lavostra promessa per sabato.""Temevate che la dimenticassimo?""Siete troppo buona, ma il signor Villefort ha occupazioni cosìgravi, e qualche volta così urgenti.""Mio marito ha dato la sua parola, signore" disse la giovanesposa, "ed avete visto che la mantiene quand'anche vi è da perderetutto, a più forte ragione quando vi è tutto da guadagnare.""L'incontro avrà luogo nella vostra casa agli Champs-Elysées?""No" disse Montecristo, "e ciò renderà il vostro disturbo anchepiù meritorio: è in campagna.""In campagna?""Sì.""E dov'è? vicino a Parigi?""Alle porte, ad una mezza lega dalla barriera, ad Auteuil.""Ad Auteuil!" gridò Villefort."Ah, è vero, la signora mi disseche abitavate ad Auteuil, poiché la trasportarono nella vostracasa.E in quale posizione d'Auteuil?""Rue Fontaine.""Rue Fontaine?" riprese Villefort con voce strozzata."Ed a qualenumero?""Al numero 28.""Vi hanno dunque venduta la casa del signor di Saint-Méran?""Del signor di Saint-Méran?" domandò Montecristo."Questa casaapparteneva dunque al signor di Saint-Méran?""Sì" rispose la signora Villefort."E credereste una cosa?""Quale?""Voi trovate bella questa casa, non è vero?""Graziosa!""Ebbene, mio marito non ha voluto mai abitarla.""Oh!" riprese Montecristo."Questa in verità è una prevenzione dicui non mi saprei render conto.""Non mi piace Auteuil, signore" precisò il procuratore del re,facendo uno sforzo su se stesso."Ma non sarò tanto disgraziato, spero" disse con inquietudineMontecristo, "che quest'antipatia mi privi del bene di ricevervi?""No, credetemi, farò tutto ciò che potrò" balbettò Villefort."Amici miei" disse Montecristo, "non ammetto scuse.Sabato allesei vi aspetto, e se non verrete, crederò, che so io?, che suquesta casa disabitata graviti da vent'anni qualche sanguinosaleggenda.""Vi verrò, signor conte" disse vivamente Villefort."Grazie" disse Montecristo."Ora bisogna che mi permettiate diprendere congedo da voi.""Infatti avevate detto di essere costretto a lasciarci, signor501conte" disse la signora Villefort, "e stavate ancora per dirceneil motivo, quando siete stato interrotto.""In verità, signora" disse Montecristo, "non so se oserò dirvidove vado.""Oh, dite pure
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